Smartphone

Il nuovo che avanza si chiama Xiaomi



La startup cinese segue le orme di Huawei e tenta l’Occidente: entro il 2018 arriverà in Europa

Paolo Longo

Pubblicato il 18 Set 2017


A copiare, copiano, non c’è che dire. Ma se la musa ispiratrice è Apple allora c’è anche il rischio di arrivare al successo, almeno in patri. Questo avrà pensato Xiaomi quando, a fine 2016, ha presentato Mi Notebook Air, un’esatta riproduzione di un MacBook Air. Non si è trattato per nulla di casualità, visto che qualche giorno fa ha svelato pure Mi Notebook Pro, versione autoctona del MacBook Pro da 15 pollici made in Cupertino. I due portatili sono solo gli ultimi di una serie di dispositivi interessanti messi in vendita da Xiaomi in Cina già da qualche anno. A lei si deve, ad esempio, il primo vero e proprio smartphone senza cornici, borderless, simile a quanto fatto da Samsung con il Galaxy S8 e Note8 e poi da Apple con i nuovi iPhone. Se c’è da capire quanto i notebook guadagneranno all’interno dei confini, la flotta dei telefonini si è già assicurata un certo seguito anche in Italia.

Ma non c’è nulla di ufficiale

Il dato interessante è questo: Xiaomi è il secondo produttore mobile in India e il terzo in paesi vicini a noi, come l’Ucraina mentre continua a crescere nei mercati emergenti: Indonesia e Birmania, dove il raggio di utenti papabili non è per nulla banale. Abbiamo menzionato l’Italia come regione nicchia per alcuni prodotti del marchio, tra cui il Mi Mix, perché da noi i cellulari orientali arrivano comunque, anche senza distribuzione ufficiale, grazie agli e-commerce. In questo modo il brand si è fatto strada tra le maglie degli appassionati, un po’ come Huawei qualche anno fa e poi OnePlus. La differenza? Xiaomi parte da una base consolidata all’estero, tale da portarle già un certo vantaggio in quanto a notorietà e capacità di r&d. 

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Ma il destino è segnato: nel 2018 Xiaomi si tufferà nel mercato occidentale, perché le mire di espansione non possono certo fermarsi in casa. Il caso della cinese non è unico, anzi. Se ci sono illustri predecessori (pensiamo anche a Meizu e Honor) è perché il panorama degli smartphone vive momenti di profonda trasformazione, sia nelle forme che nelle posizioni consolidate. La stessa Huawei si è presa la seconda piazza come produttore principale a livello globale, dietro a Samsung ma davanti a Apple, non proprio l’ultima arrivata.

Manodopera e miniaturizzazione della tecnologia stanno permettendo alle aziende del dragone rosso di riempire il gap che finora hanno avuto in quanto a originalità, con risultati concreti. Sempre più occhi a mandorla dietro i successi hi-tech? Assolutamente si, del resto il settore li è sempre appartenuto, anche quando il marketing raccontava altro.

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