Come e perché l’infrastruttura componibile apre le porte all’infrastructure-as-code

I professionisti IT che sono alla ricerca di hardware on-premise per contribuire alla realizzazione di pratiche DevOps possono trovarlo nelle infrastrutture componibili che stanno cominciando a comparire nei data center aziendali

Pubblicato il 11 Nov 2016

Redazione TechCompany360

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L’infrastruttura componibile deve ancora incontrare il favore di molti data center, ma secondo gli esperti le cose potrebbero cambiare presto grazie al DevOps.

Si sente parlare di infrastruttura componibile da ormai oltre un anno, ma molti professionisti IT si chiedono ancora perché dovrebbero averne bisogno nel loro data center. Per alcuni, invece, la situazione oggi è già più chiara: l’hardware on-premises può contribuire a fornire le infrastructure-as-a-code come parte dei loro sforzi verso una strategia DevOps.

Aumentare l’agilità e la flessibilità

Le imprese con un’infrastruttura standard tradizionale che acquistano server e blade per scopi specifici, verso la fine della loro vita non troveranno un gran valore nell’infrastruttura componibile, che potrebbe invece rivelarsi una soluzione ideale per realtà più “agili”.

Per anni, l’hardware IT è stato impiegato dall’inizio alla fine del suo funzionamento in un unico iter operativo, mentre l’infrastruttura componibile fa sì che uno stesso elemento possa essere impiegato in differenti funzioni per diversi scopi. In questo modo, le aziende possono comportarsi come una sorta di fornitore di cloud pubblico, offrendo agli utenti interni più agilità e flessibilità.

Un requisito fondamentale per i data center del futuro

I professionisti IT possono essere attratti dal concetto di infrastruttura componibile, ma hanno bisogno di informazioni pratiche su come possa essere impiegata per le loro esigenze specifiche. Sul mercato esistono già diverse soluzioni da considerare: Synergy, per esempio, è una piattaforma realizzata da HPE per supportare sia le applicazioni cloud che quelle tradizionali. Il prodotto di punta di Cisco, M-Series, verrà dismesso entro la fine dell’anno ma alcune delle sue tecnologie verranno reimpiegate su altri prodotti. Proprio come HPE ha costruito Synergy attorno al suo software OneView, Cisco considera suo punto di forza il control plane UCS e l’aggiunta evolutiva dell’infrastruttura componibile. Secondo gli esperti, dal momento che tutti i prodotti UCS di Cisco utilizzano il medesimo software di gestione, l’azienda probabilmente progetterà nuovi prodotti UCS con risorse disaggregate per approfittare di questa infrastruttura di gestione comune. Al di là di HPE e Cisco, ci si aspetta che anche altri fornitori globali comincino a puntare sulle capacità dell’infrastruttura componibile nel corso dei prossimi anni. La componibilità, infatti, diventerà molto probabilmente un requisito fondamentale per i futuri data center software-defined.

Qual è la definizione di infrastruttura componibile?

Al momento, l’infrastruttura componibile è ancora alle sue primissime fasi di sviluppo sul mercato e i clienti cosiddetti early adopter hanno appena iniziando a valutarne le caratteristiche. L’industria, dal canto suo, sta ancora definendo il concetto di infrastruttura componibile e, di conseguenza, molti potenziali clienti non sono ancora adeguatamente (in)formati. Di certo il suo valore verrà compreso da tutti quelli che ne potranno toccare con mano l’impatto benefico sull’ambiente operativo. Indipendentemente dalla definizione in sé, infatti, gli esperti concordano sul fatto che l’obiettivo sia quello di aiutare gli utenti a sviluppare e implementare applicazioni in modo rapido semplificando l’ambiente operativo.

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