Criptovalute

Perché l’Estonia lancerà i suoi Bitcoin



Si chiama Estcoin la criptovaluta con cui il paese entrerà nell’era dei pagamenti digitali de-centralizzati. Ma dall’Europa lanciano il monito: “Nessuno può crearsi la propria moneta”

Paolo Longo

Pubblicato il 20 Dic 2017


La rivoluzione dei Bitcoin (qui tutto su valore e caratteristiche) può arrivare a interessare uno stato sovrano? Sicuramente quello più indicato è l’Estonia, per la sua serie di programmi e attività volte a digitalizzare i servizi della pubblica amministrazione. La maggior parte (se non tutte) le pratiche burocratiche della nazione baltica si possono svolgere comodamente dal PC di casa, o dallo smartphone, attraverso quella che chiamano e-Identity. L’identità in bit di ognuno è una sorta di passaporto esteso, che contiene le proprie generalità ma anche una serie di altre informazioni utili per accedere a luoghi, pagare bollette e sanzioni e, in un certo modo, farsi validare come cittadino modello. I difensori della privacy affermeranno che un modello del genere sin troppo invasivo, ma è così che in Estonia la protezione e la salvaguardia delle persone è migliorata, così come il contrasto all’evasione e alle forme di abusivismo.

Insomma, il progetto e-stonia, a cui è legato il concetto di e-residency, prosegue alla grande e pare non avere limiti. Vociferato la scorsa estate, negli ultimi giorni Kaspar Korjus, direttore del programma statale di digitalizzazione del paese, ha reso ufficiale il prossimo lancio degli estcoin, una forma di criptovaluta supportata dal governo. Sappiamo ben poco circa il sistema basato su una simile logica dei bitcoin, tramite blockchain, ma di certo Korjus e colleghi non vogliono trasgredire le leggi dell’Unione Europea, di cui l’Estonia fa parte dal 1 maggio 2004. Nel concreto, gli estcoin saranno considerati come forma di pagamento limitata ad alcuni servizi, una sorta di token che dal cittadino va verso la PA. 

I residenti potranno corrispondere le cifre dovute per bolli, tasse, contravvenzioni e altre operazioni di stampo governativo ma non privato, non per il momento almeno. In questo modo la valuta non si contrapporrà all’euro, cioè non sarà un metodo alternativo di pagamento ma complementare, legato all’identità digitale degli utenti e probabilmente meno anonimo dei bitcoin. Visto l’enorme interesse in materia, la Banca Centrale Europea ha chiarito sin da subito che iniziative del genere devono fermarsi entro un certo spazio. “Nessun paese che sia membro dell’Unione può avere la sua moneta indipendente” – aveva detto Mario Draghi a settembre. Probabilmente l’Estonia non arriverà a tanto ma il suo esempio potrebbe spingere altre nazioni a supportare progetti simili, che semplificano il rapporto con i contribuenti e portano nell’immediato a un certo risparmio economico, visto che pagando con gli estcoin non si spendono euro preziosi.

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