Strategie

Liferay, destinazione Commerce 2.0



La piattaforma open source che conta sulla collaborazione di 500 mila sviluppatori in tutto il mondo cala l’asso di una soluzione che allargherà l’approccio omnichannel a canali ancora in fase di esplorazione, come realtà virtuale e robotica. Senza perdere il focus sulle implementazioni e sulle partnership strategiche in essere: i casi Banco del Brasil e App4Health

Domenico Aliperto

Pubblicato il 04 Dic 2017


Liferay si espande, coprendo quell’area di funzionalità a cui sempre più spesso le aziende agganciano la piattaforma open source e al tempo stesso cominciando a presidiare un fronte competitivo da cui potrebbero affacciarsi nuovi rivali. Parliamo del Commerce, e di una vera e propria rivoluzione non solo per la tecnologia che vanta circa 500 mila sviluppatori in tutto il mondo, ma anche di un balzo non indifferente per il concetto stesso di omnicanalità. Il Commerce Liferay è (ma meglio dire: sarà, visto che il lancio ufficiale è previsto per il secondo trimestre del 2018, con la distribuzione a un gruppo di early adopter a inizio anno) un prodotto pensato per essere completamente integrato con canali che oggi, per il Retail, sono nella migliore delle ipotesi sperimentali, come per esempio la realtà virtuale. La soluzione è stata presentata in anteprima al Liferay Symposium, che si è tenuto a novembre a Roma, in occasione della tappa italiana del roadshow con cui Bryan Cheung, CEO della società, incontra personalmente sviluppatori, system integrator, aziende clienti e startup per aggiornare la community sull’avanzamento dei lavori e per recepire proposte, consigli e critiche, oltre che case history sviluppate a livello locale.

A presentare la nuova funzionalità c’era l’italiano Marco Leo, Software Architect di Liferay e responsabile dell’intero progetto Commerce. Leo non l’ha precisato durante la conferenza, ma l’idea di sviluppare la piattaforma in tal senso è nata dalla volontà di rispondere a una precisa esigenza della propria azienda di famiglia, che produce e vende olio.
«Il futuro ci riserva un commerce del tutto diverso da quello che conosciamo oggi», ha detto Leo. «Gartner stima una crescita costante del volume d’affari globale del 15% anno su anno, e a livello mondiale la spesa per l’aggiornamento tecnologico su questo capitolo è pari a 9,4 miliardi di dollari. Sul piano logico e procedurale, la prospettiva è quella di un ambiente unico in cui siano gestiti sia i flussi B2B che quelli B2C, con verticalizzazioni specifiche (tra product lifecycle, pagamenti e crediti, customer journey, marketing, gestione dell’ordine e CRM) che permettano di gestire il sistema senza doverlo integrare con ulteriori soluzioni e che offra ai lavoratori di domani, i millennial, un’esperienza d’uso appagante».

Realtà virtuale e robotica, i nuovi canali del Commerce

Si è citata la realtà virtuale. Questo perché già oggi il prototipo di Liferay Commerce è dotato di uno strumento che permette di taggare i prodotti che appaiono su una foto o in un filmato e agganciarli alla piattaforma che ne consente la visualizzazione sul catalogo – aggiornato in tempo reale in base alla disponibilità – oltre che naturalmente l’acquisto. Detto così sembra semplice, ma si tratta in realtà di un passaggio affatto banale: nel prossimo futuro sarà possibile inserire le referenze (prodotti fisici o servizi) in contenuti assai più complessi, di realtà virtuale o aumentata per l’appunto, e renderle interattive anche ai fini della vendita. Insieme alla robotica, la realtà virtuale è per esempio uno dei versanti su cui sta lavorando Everis, come ha spiegato Manuel Martorana, Head of Digital Experience del gruppo. «Con la moltiplicazione dei canali, si renderanno indispensabili nuovi sistemi analitici per comprendere il comportamento degli utenti canale per canale. Parliamo di progetti per forza di cose relazionati tra loro e integrati con i sistemi legacy già presenti in azienda, a partire dall’ERP e dal CRM», ha precisato Martorana.
Più in generale, l’obiettivo di Liferay è offrire una piattaforma che si concentri sulla customer journey, a prescindere che si tratti di flussi B2B o B2C, pronta per le sfide di oggi ma soprattutto facilmente implementabili per quelle di domani. « Siamo sicuri di offrire un prodotto che può fare da subito la differenza e che non potrà che migliorare in futuro grazie all’approccio open source», ha rilanciato Leo.

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Implementazioni su misura: l’Intranet di Banco del Brasil e App4Health

Nel frattempo Liferay non perde il focus sulla costruzione, insieme a partner e a system integrator, di use case che dimostrano la capacità della tecnologia di affrontare e risolvere in modo nuovo problemi attuali anche in realtà consolidate. Al Liferay Symposium sono state raccontate le implementazioni della piattaforma da parte di Ariadne, che aveva ricevuto dalla subsidiary europea di Banco del Brasil (con sede in Austria) l’incarico di costruire una Intranet di nuova generazione, e di Noovle, che ha aiutato App4Health a realizzare un portale Internet che coniuga sistemi di prenotazione di visite mediche specialistiche, e-commerce di prodotti farmaceutici e strumenti di marketing per la visibilità on line. Giacomo Mason, Intranet Specialist di Ariadne ha raccontato di come l’approccio UCD (User Centric Design) si riveli efficace nel realizzare infrastrutture e strumenti di gestione dei contenuti che siano effettivamente adottati dalle organizzazioni affinché persone e processi siano davvero collegati tra loro. «La tecnologia in questo senso è un aspetto secondario», ha detto Mason. «Serve prima di tutto comprendere a fondo, attraverso incontri, riunioni e interviste quali sono le esigenze e le aspettative degli utenti. Solo in seguito si può ipotizzare un prototipo di Intranet e scegliere una tecnologia abbastanza flessibile per poterla sviluppare. Oggi si parla tanto di digital workplace, che altro non è che l’ecosistema delle applicazioni aziendali, di cui l’Intranet è la porta. Per questo lo strumento deve essere olistico, strutturato, coerente, usabile, produttivo, naturalmente in funzione delle necessità specifiche dell’organizzazione in questione».

Andrea Benedetti, Business Manager di App4Health, ha invece prima di tutto presentato la propria azienda, una realtà nata su iniziativa di Vivisol (multinazionale attiva in 15 Paesi a cavallo di tre continenti, specializzata nella somministrazione di cure domiciliari) per creare un percorso di salute omnicanale in cui visite mediche, acquisto di integratori e dispositivi diagnostici oltre che servizi farmaceutici convivano sulla stessa piattaforma on line. «La tecnologia Liferay integra e-shop, sistemi di booking, CRM con funzioni di e-mail marketing ed ERP, con focus sulla logistica», ha detto Benedetti. La piattaforma è inoltre in grado di gestire i log in di tre tipi di profili diversi, dal cliente finale al farmacista passando per i centri medici, ed è aperta a nuove implementazioni e funzionalità». Benedetti pensa per esempio alla possibilità di caricare i referti dei pazienti per abilitare servizi evoluti costruiti sugli strumenti analitici. «Ma la prossima tappa è il rilascio della soluzione mobile», ha anticipato il manager.

L’Italia vista dal top management

liferay

Per Liferay la Penisola, che cresce in linea con la Regione EMEA del 20% l’anno, è un mercato estremamente interessante. Questo sia a detta di Andrea Diazzi, Business Development Manager Corporate Sales, che lo segue da vicino, sia per Bryan Cheung, che abbiamo potuto incontrare a margine dell’evento. «A differenza di altri Paesi europei, dove predomina il modello enterprise, in Italia c’è la compresenza di aziende di tutte le dimensioni, a cavallo di accademia e impresa, pubblico e privato. Per questo consideriamo l’area come un laboratorio che soprattutto grazie ai partner (a partire dai già citati Everis, Ariadne e Noovle, senza dimenticare SMC), ai system integrator e agli sviluppatori locali aggiunge energia all’ecosistema, contribuendo all’innovazione e alla crescita della buona reputazione di Liferay in contesti ancora inesplorati». Commentando l’annuncio della nuova funzionalità Commerce, Cheung ha spiegato che il passo successivo sarà quello dello smart shopping. «Grazie al machine learning e ai dati generati dalle interazioni e dalle transazioni, i sistemi saranno in grado di capire quando il cliente ha bisogno di qualcosa, e potranno proporgli delle alternative in maniera proattiva, prima ancora che il cliente stesso possa rendersi conto della necessità. Penso per esempio alla possibilità di ricevere un’offerta di polizza viaggi poco prima dell’imbarco per un volo intercontinentale», ha detto Cheung, precisando che il trattamento dei dati avverrebbe solo su esplicito consenso degli utenti finali e in ottemperanza alle indicazioni del GDPR. «Ma abbiamo già molto lavoro che ci aspetta per l’immediato futuro: il business deve crescere non solo in termini di quantità ma anche rispetto alle skill verticali, e per questo occorre innovazione continua e capacità di evolvere insieme ai partner a ai clienti».

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