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Unify: per il cloud la ricetta giusta è la flessibilità



Redazione TechCompany360

Pubblicato il 27 Dic 2017


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La nostra ricerca sul “New Way to Work” ha mostrato come i dipendenti tendenzialmente apprezzino forme di lavoro flessibili (la possibilità di lavorare ovunque, un orario non fisso), anche di più rispetto ad aumenti dello stipendio pur con due cifre percentuali. Non dovrebbe sorprendere quindi nessuno che la parola flessibilità sia tenuta in grande considerazione anche nella scelta delle soluzioni ICT.
Proviamo ad immagine la situazione in cui si può trovare un IT manager: non appena una nuova applicazione inizia a funzionare bene nella versione on-premise, il vendor di riferimento comincia a spingere per la prossima evoluzione, promuovendo il passaggio di tutto il servizio e di tutti gli utenti nel public cloud. Questa ipotesi può sicuramente essere conveniente per il vendor, ma per il cliente questo può trasformarsi in un’interruzione del servizio, nel congelamento degli investimenti e in un’integrazione farraginosa. Inoltre, la scarsa flessibilità nell’approccio alla migrazione non va certo a vantaggio degli interessi del cliente e nella possibilità di implementare le cose nel modo più efficace.

Sandro Profeti, Marketing & Communication Manager, Unify Italy
Sandro Profeti, Marketing & Communication Manager, Unify Italy

La flessibilità porta libertà di scelta, stimola l’evoluzione e offre più valore

Alcuni vendor propongono solamente una soluzione – abbandonare i sistemi esistenti e passare al public cloud. Crediamo che offrire un approccio differente porti maggior valore al cliente – ecco alcuni esempi che illustrano cosa intendiamo:
Scenario 1: l’azienda dispone di sistemi voce on-premise, moderni e performanti. Perché dovrebbe abbandonarli nel momento in cui decide di aggiungere innovative applicazioni web-based per la collaborazione tra i team? E infatti non è necessario buttare via questo investimento. C’è una soluzione più intelligente, sotto forma di connettori dedicati che rendono possibile il collegamento dei sistemi locali con il public cloud, in modo che tutto funzioni comunque alla perfezione.

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Scenario 2: l’azienda apprezza i benefici in termini di sicurezza dati dall’utilizzo di determinate applicazioni in un contesto di private cloud gestito in-house ma al contempo intende adottare soluzioni innovative web-based di comunicazione e collaborazione disponibili nel public cloud. Anche in questo caso, avere la possibilità di far funzionare le soluzioni che richiedono un data center nel contesto che si ritiene più adeguato (o di farle operare da altri, come un managed service) è sicuramente un vantaggio.

Scenario 3: se un vendor ha come unica strategia quella di usare un martello, è chiaro che per lui ogni cliente deve adattarsi al ruolo di chiodo. Per fortuna ci sono anche altri approcci. Sappiamo che le aziende hanno infrastrutture differenti, diversi approcci alla migrazione, e hanno in casa tecnologie di vendor differenti. Nella realizzazione di un nuovoprogetto è necessario tenere tutto questo in considerazione, non solo per proteggere gli investimenti, ma soprattutto per far lavorare al meglio e insieme i diversi sistemi, anche in futuro.
Alla fine, l’elemento fondamentale è mantenere il cliente al centro delle attività. E quindi ascoltare e comprendere le sue necessità, piuttosto che limitarsi a spingere il proprio piano di lavoro. Se questo succede, i clienti hanno un controllo maggiore sulle loro prospettive e adottano soluzioni che rispondono alle loro necessità, non a quelle dei fornitori. Se questo ha un senso, i clienti possono iniziare oggi a disegnare il loro futuro.

di Sandro Profeti, Marketing & Communication Manager, Unify Italy

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