Aziende

IBM si rafforza nel cloud con UStream. Ma la sfida è sui conti



Big Blue ha effettuato l’ennesima acquisizione degli ultimi mesi e organizzerà così una nuova divisione nel settore dei video via cloud. L’obiettivo è ribaltare i risultati negativi che si susseguono da 15 trimestri consecutivi

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 26 Gen 2016


Continua la campagna acquisti di IBM in ambito cloud: nei giorni scorsi la società ha annunciato di aver acquistato UStream, azienda specializzata nei video streaming. Il prezzo di acquisto, non confermato, dovrebbe aggirarsi intorno ai 130 milioni di dollari. Un’acquisizione non casuale, che arriva dopo quelle dei mesi scorsi di ClearLeap, Cleversafe e Aspera, permettendo così a Big Blue di dare vita a nuova unità di business, che sarà per l’appunto specializzata nel segmento del cloud video (Cloud Video Services), rivolto soprattutto al mondo enterprise (settore media ma non solo). Un mondo che, secondo le stime fatte dalla società, potrebbe valere in futuro sino a 105 miliardi di dollari, dunque è decisamente appetibile, come spiega nel seguente video lo stesso Ceo di UStream, Brad Hunstable.

Ginni Rometty, Ceo di IBM

Specie per una società come IBM che, da un po’ di tempo a questa parte, fatica ancora a trovare numeri convincenti. Perché se è vero che i dati dell’ultimo trimestre dell’anno siano stati superiori alle aspettative degli analisti, è altrettanto vero che la società ha dovuto fare i conti con una caduta del fatturato rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente del -9,5%.

E non è certo una casualità: si tratta infatti del quindicesimo trimestre consecutivo di decremento anno su anno per IBM. Questa volta a pesare c’è il dollaro forte, che nel corso dell’intero 2015 ha tarpato il fatturato di 7 miliardi di dollari, considerato che circa i 2/3 del fatturato dell’azienda (81,7 miliardi di dollari), non arrivano dagli Stati Uniti. Ma ci sono anche le difficoltà dei comparti storici dell’azienda: il comparto tecnologico nell’ultimo trimestre ha perso il 7,1%, quello software l’11%. Male anche l’hardware (-1,4%) e i global business services (ossia i tradizionali servizi legacy, -11%,).

L’unica realtà del mondo IBM che appare in salute è proprio quella del cloud, che nel 2015 ha prodotto circa 10 miliardi di dollari di fatturato, il 43% in più rispetto al 2014. E si tratta senza dubbio dell’area di business, insieme a big data e analytics, su cui la Ceo Ginni Rometty sta puntando con forza per il futuro dell’azienda. Non a caso negli ultimi anni Big Blue ha effettuato circa 40 acquisizioni che riguardano tutte queste aree. Per il momento, però, senza riuscire a invertire del tutto la tendenza negativa, tanto che la reazione delle Borse e degli investitori agli ultimi risultati finanziari del 2015 (complessivamente – 12% di giro d’affari rispetto al 2014) è stata negativa.

Ma i numeri positivi del cloud spingono IBM a puntarci ulteriormente con mosse come l’acquisizione di UStream, nella speranza che prima o poi l’avanzata della nuvola freni l’emorragia del fatturato delle attività più tradizionali, in questi anni in forte difficoltà per via dell’avanzata soprattutto di concorrenti cloud based. Certo è che l’ingresso in forze nell’arena della nuvola non sarà una passeggiata per IBM: l’aspettativa è che i rivali (AWS, Google e Microsoft) incrementeranno la competizione nel 2016, tagliando i prezzi dei propri servizi. Scelte che potrebbero pesare a catena anche sulle volontà di ripresa di IBM, alla caccia di un risultato positivo anche dal punto di vista finanziario.

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