Evoluzioni nel futuro

3 miliardi di dollari per costruire i chip del futuro, la sfida di IBM



Un investimento consistente è quello che si propone di attuare Big Blue nei prossimi anni con nuovi programmi di ricerca e sviluppo per identificare la tecnologia dei chip per rispondere alle esigenze del cloud computing e delle applicazioni Big Data

Marco Maria Lorusso

Pubblicato il 15 Lug 2014


I prossimi 5 anni vedranno IBM impegnata a investire ben 3 miliardi di dollari a beneficio di due programmi di ricerca e sviluppo che avranno lo scopo di identificare la tecnologia dei chip necessaria per rispondere in maniera adeguata ai requisiti posti dal cloud computing e le applicazioni Big Data.

La prima delle due ricerche si occuperà della tecnologia del silicio a “7 nanometri e oltre” e vaglierà i problemi dei materiali che ora limitano le tecniche utilizzate per ridurre le dimensioni fisiche dei semiconduttori e che creano problemi alla creazione dei chip. La seconda ricerca si occuperà di sviluppare tecnologie alternative per i chip dell’era post-silicio. Tutto questo a beneficio delle applicazioni del cloud computing e dei Big Data che oggi pongono nuove sfide ai sistemi.

I team di esperti che lavoreranno su questi programmi saranno ricercatori e ingegneri dei centri di ricerca IBM e il loro impegno sarà volto a migliorare le prestazioni a livello di sistema e di calcolo e a ottenere più efficienza dal punto di vista energetico, mentre IBM proseguirà a investire nelle nanoscienze e nel quantum computing come sta facendo da più di vent’anni.

Si prevede che i semiconduttori potranno ridurre i dispositivi dagli attuali 22 nanometri a 14 fino ad arrivare a 10 nei prossimi anni. La miniaturizzazione a 7 nanometri e oltre richiederà un investimento importante e l’innovazione nelle architetture dei semiconduttori, ma anche l’invenzione di nuovi strumenti e tecniche per la produzione.

“La domanda non è se introdurremo la tecnologia a 7 nanometri nella produzione, ma come, quando e a quali costi – ha affermato John Kelly, senior vice president della ricerca IBM -. Gli ingegneri e i ricercatori IBM, insieme ai nostri partner, sono pronti per questa sfida e stanno già lavorando sulla scienza dei materiali e sulla progettazione dei dispositivi richiesti per rispondere ai requisiti dei sistemi emergenti per cloud computing, Big Data e sistemi cognitivi. Questo nuovo investimento assicurerà la possibilità di produrre le innovazioni necessarie per affrontare queste sfide”.

“La miniaturizzazione a 7 nanometri è oltre sta diventando una sfida difficile che richiede una profonda competenza nella fisica e nei nano materiali – ha sottolineato Richard Doherty, director of technology, Envisioneering Group -. IBM è una delle poche aziende al mondo in grado di realizzare questo livello di ricerche e di ingegneria”.

I transistor in silicio, sempre più piccoli, stanno raggiungendo il loro limite fisico. Le dimensioni sempre più ridotte non potranno garantire un aumento delle prestazioni, quindi, a breve non produrranno più quei vantaggi in termini di consumo, minor costo e processori a elevata velocità a cui si è abituati.

Oltre i 7 nanometri è necessario un nuovo tipo di materiale per costruire i sistemi del futuro e nuove piattaforme di calcolo per dare delle risposte ai problemi che oggi risultano essere di impossibile soluzione, perciò, le alternative riguardano nuovi materiali come il carbonio e approcci computazionali come neuromorphic computing e quantum computing.

Big Blue è anche leader negli schemi avanzati che guardano oltre i tradizionali computer basati su silicio ed è proprietaria di oltre 2.500 brevetti e domande per tecnologie destinate a generare progressi nel silicio a 7 nanometri e oltre, un dato molto significativo rispetto al panorama che riguarda i concorrenti più vicini. Infatti, rivoluzionari risultati di queste attività di ricerca potrebbero portare a grandi progressi nella realizzazione di chip per computer decisamente più piccoli, più veloci e più potenti tra cui quantum computing, calcolo neurosinaptico, fotonica del silicio, nano tubi di carbonio, arseniuro di gallio, transistor a bassa potenza e grafene.

Ma non è tutto. I ricercatori IBM hanno anche il merito di aver avviato l’era dei nano-dispositivi. Tutte queste attività, volte a migliorare il futuro dei chip, continuano a essere da stimolo per IBM a proseguire negli investimenti e nei finanziamenti a ricercatori universitari per poter continuare a esplorare e sviluppare le tecnologie del futuro per l’industria dei semiconduttori.

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