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Agrifood primo settore a capire il valore della blockchain

Claudio Meucci, Partner – Head of EY Advisory Market MED, spiega come mail il Made in Italy, in particolare quello che mondo Agrifood, è stato tra le prime industrie a comprendere valore e potenzialità della blockchain

Pubblicato il 04 Lug 2018

Redazione TechCompany360

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Di seguito, la trascrizione completa del video:

Agrifood è stata il primo settore a rispondere immediatamente, a cogliere le opportunità offerte dalla blockchain, nell’ambito della notarizzazione e quindi a rendere in qualche modo indelebili e certificate tutte quelle che sono le informazioni che stanno rispondendo alle esigenze, da una parte del consumatore che ha sempre più richiesta di chiarire la qualità del food, dall’altra parte come ecosistema della filiera – appunto della Agrifood – che hanno interesse proprio a interconnettersi e, in qualche modo, a utilizzare la blockchain come strumento per attestarsi su questa filiera e scambiare informazioni e tracciare lungo la filiera tutto il percorso di evoluzione di questo settore dei prodotti.

Noi come società di consulenza miriamo proprio a rendere concrete queste novità, innovazioni e a creare i casi concreti.

Oggi abbiamo circa 5 milioni di bottiglie di vino che sono certificate sulla nostra piattaforma e che hanno trovato subito quel consenso che ci immaginavamo, quindi un grande interesse da parte del pubblico, dei consumatori e anche della regolamentazione perché è un settore regolamentato nell’interesse del consumatore. Quindi la blockchain si pone proprio tra la regolamentazione e il consumatore ad assicurare la qualità dei prodotti e soprattutto anche il Made in Italy, perché in questo naturalmente il made in Italy ha un ruolo importante, non solo in Italia, per il consumatore italiano, ma anche verso l’estero: la certificazione della qualità del prodotto trova nella blockchain uno dei due strumenti di sviluppo.

La vera opportunità ancora inespressa dalla blockchain è quella degli ecosistemi; la blockchain consente quella interoperabilità che altre tecnologie – fino ad oggi – non hanno concesso.

Una interoperabilità che consente a tutti i vari attori che hanno un interesse da condividere, all’interno di un ecosistema, di trovare nella blockchain il modo di scambiare informazioni e di avere quel vantaggio competitivo verso chi non appartiene all’ecosistema, avendo l’opportunità di vedere tutti le stesse informazioni e la parte delle informazioni che interessano all’altra e di scambiarsi in automatico gli Smart contract, cioè tutto quello che è la parte finanziaria: i pagamenti e la tracciatura delle informazioni che attraversano l’ecosistema stesso.

EY ha iniziato tre anni fa ad operare su questo settore e sulla parte di blockchain in particolare. Abbiamo un Hub, una blockchain Hub e in Italia le risorse sono 30 professionisti; devo dire che l’Italia anche qui, parlando di Made in Italy, è un po’ una best practice a livello global.

Effettivamente partecipiamo al nostro network global e stiamo facendo tante cose di interesse, quindi sicuramente crediamo molto in questa tecnologia e sicuramente saremo anche noi attori nello sviluppo di questa tecnologia.

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