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Perchè le imprese scelgono l’automazione IT



Senza l’automazione, supportare la crescita aziendale può essere molto complesso, fino a diventare addirittura impossibile oltre una certa scala. L’opinione di Red Hat

di Redazione

Pubblicato il 19 Lug 2017


Molte aziende sono arrivate al punto in cui la gestione delle loro infrastrutture IT è, in termini di sfide, seconda solo all’esigenza di incrementare la velocità del provisioning. E per facilitare l’amministrazione di ambienti su larga scala è oggi disponibile una vasta gamma di tecnologie, soluzioni, processi e competenze. Tra queste l’automazione è una delle più potenti.

Non si tratta infatti di una mera scelta tecnologica. E’, anzitutto, una scelta di business. Senza l’automazione, supportare la crescita aziendale può essere molto complesso, fino a diventare addirittura impossibile oltre una certa scala. Sono quattro i motivi principali per cui l’automazione è critica per la gestione di ambienti IT large-scale:

• Meno spreco
• Meno complessità
• Meno errori
• Meno incertezza

MENO SPRECO: L’AUTOMAZIONE OTTIMIZZA LE ATTIVITÀ IT

Per sviluppare il business si possono offrire servizi aggiuntivi o focalizzarsi sull’estensione delle capacità di un servizio specifico, fornendo service level diversi o molteplici possibilità di personalizzazione. Di solito un’azienda fa entrambe le cose, svariate volte nel corso della sua vita. Allo stesso modo l’ambiente IT evolve, partendo da una struttura semplice con funzionalità limitate fino a divenire una giungla di linguaggi, piattaforme e architetture che devono essere supportate per diversi anni.

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Per descrivere l’evoluzione dell’ambiente IT utilizzo il maturity model che si basa su due dimensioni: scala e complessità. Secondo questo modello, se il business ha successo, l’infrastruttura IT cresce in termini di scala, ospitando sempre più workload, e in complessità, con carichi di lavoro sempre più diversificati.

Per supportare tale evoluzione si hanno due opzioni: assumere allo stesso passo con cui l’infrastruttura cresce, o dotarsi di nuovi strumenti che permettano di scalare le capacità operative del reparto IT. Secondo il Server Support Staffing Ratios report pubblicato da Computer Economics, una grande azienda con un livello di automazione medio supporta 46 istanze del sistema operativo (mix di fisico e virtuale) per ogni system administrator e la stessa organizzazione, con elevati livelli di automazione, supporta fino a 101 istanze per admin. Nella nostra ricerca abbiamo supposto che il numero di workload raddoppiasse ogni anno. Ipoteticamente, nella stessa situazione, se si decide di non investire in automazione, si dovrebbe raddoppiare anche il personale. Tenere questo passo da un punto di vista delle assunzioni può essere però molto difficile a causa di diversi fattori: budget OPEX limitato, processo di assunzione lento, scarsità di competenze sul mercato, ecc…

Nel secondo scenario, l’adozione di nuovi strumenti consente di fare di più nello stesso lasso di tempo. I nuovi tool devono permettere di svolgere le attività con più efficacia grazie a una maggiore facilità di utilizzo, flessibilità di adattamento ai casi d’uso, elaborazione più rapida o un mix di tutte queste. Le autostrade rappresentano un buon esempio per spiegare il concetto. Quando la popolazione di una determinata area geografica cresce, il governo deve sviluppare le necessarie infrastrutture per supportare il più elevato numero di veicoli. In alcune zone ci saranno i caselli che devono essere gestiti da persone che ripetono sempre la stessa operazione. Le nuove autostrade attraggono nuovi residenti e il governo potrà gestire l’incremento del traffico aggiungendo altri caselli e assumendo altre persone, oppure implementando barriere e sistemi di accesso automatizzati.

MENO COMPLESSITÀ: L’AUTOMAZIONE ORCHESTRA SERVIZI SOFISTICATI

Oltre un certo punto, il successo spesso porta a una diversificazione nella domanda dato che la popolarità attira nuovi audience. In ambiente enterprise, questa dinamica fa sì che alcune linee di business (LoB) inizino a chiedere servizi che sono al di fuori dell’offerta programmata o molto più complessi rispetto a quanto previsto in origine.

Usiamo un’analogia per illustrare come l’automazione può semplificare l’orchestrazione di sistemi complessi usando l’esempio della trasmissione automatica di un’auto. Nelle vetture moderne, la trasmissione è gestita da un computer che amministra cambio e frizione, coordinandoli con il motore, i freni, i pneumatici e altri componenti. Automatizzare il cambio reduce l’impegno alla guida perché semplifica il processo.

La semplificazione introdotta dal cambio automatico è particolarmente utile quando è necessario ripetere le stesse operazioni, come ad esempio partire e fermarsi costantemente per via del traffico. Allo stesso modo, gli strumenti di automazione sono progettati per gestire un elevato numero di parti mobile, svolgendo le attività ripetitivi e tenendo tutto insieme, pur fornendo risultati prevedibili.

Inoltre, per conformarsi alle normative e ridurre le emissioni, i produttori di auto hanno introdotto cambi efficienti composti da 8 o 10 marce. Cambiare manualmente non è solo complesso, ma risulterebbe in uno stile di guida poco efficace. Allo stesso modo, i tool di automazione possono semplificare l’esperienza legata all’implementazione e alla manutenzione delle applicazioni di crescente complessità partendo dalla composizione di servizi multi-tier fino alla configurazione di componenti aggiuntivi come networking e firewall.

MENO ERRORI: L’AUTOMAZIONE RIDUCE L’ERRORE UMANO

Anche il membro più talentuoso del team IT è umano e soggetto a errori. Più ampio e complesso è l’ambiente, più elevate la possibilità di errore. Spesso gli ambienti large-scale sono caratterizzati da stress e costrizioni di tempo. Lo stress psicologico deriva dalla consapevolezza che un’attività, anche semplice, non può essere svolta su tutte le machine nel tempo a disposizione con bassa probabilità di errore. Bisogna anche considerare che maggiore complessità comporta operazioni più articolate che richiedono focus e precisione – competenze che non tutti posseggono.
Se torniamo all’analogia della macchina, la funzionalità pilota automatico recentemente introdotta da Tesla è un ottimo esempio di come l’automazione possa assistere le persone ed essere due volte più affidabile degli umani.

MENO INCERTEZZA: L’AUTOMAZIONE TI PREPARA PER IL FUTURO

Finora ho parlato di come l’automazione aiuti ad affrontare le sfide odierne, ma può fare molto di più, può preparare le aziende alle incertezze del futuro. Come strato di astrazione che interconnette molti elementi IT, l’automazione può essere vista come piattaforma estensibile in grado di evolvere e adattarsi ai cambiamenti del mercato, può ad esempio semplificare il deployment di applicazioni esistenti su infrastrutture public e private cloud future.
Può inoltre combinare nuovi componenti IT, come un future servizio di Identity and Access Management (IAM), con quelli esistenti per creare nuove offerte in una frazione del tempo necessario per re-ingegnerizzare l’intero stack.

Usiamo ancora l’analogia del cambio. Pensiamo a un’autostrada e a una coda chilometrica. Per ridurre la noia di guidare in coda, molti produttori hanno introdotto l’Adaptive Cruise Control (ACC) che si avvale delle informazioni fornite dai sensori per istruire i sistemi di controllo dell’auto di seguire il veicolo che lo precede, regolando la velocità e fermandosi quando necessario. Questa tecnologia è resa possibile dall’automazione di svariati componenti e la trasmissione automatica rappresenta un elemento chiave in tal senso, agendo da attuatore e abilitatore di nuove funzionalità.

In sostanza, l’automazione non è solo un ottimo strumento per gestire la domanda odierna, ma un elemento fondamentale per sostenere la crescita e l’evoluzione del business di domani. Tuttavia, come già indicato all’inizio del pezzo, l’automazione è solo uno dei molti aspetti Tecnologici, operative e culturali da introdurre in azienda come parte del percorso di digital transformation. L’automazione da sola non è sufficiente.

di Massimo Ferrari, Management Strategy Director, Red Hat

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