Cisco Partner Summit 2017

Multicloud e Intelligenza Artificiale fanno il loro ingresso al Cisco Partner Summit 2017



La seconda giornata del Cisco Partner Summit 2017, quest’anno nella cornice texana della cittadina di Dallas, è dedicata agli approfondimenti e agli incontri con i top executive. Multicloud e Intelligenza Artificiale entrano in modo trionfale nelle discussioni, tanto da meritare lo spazio della sessione generale conclusiva dell’evento

Nicoletta Boldrini

Pubblicato il 03 Nov 2017


Che anche Cisco, come molti altri vendor “tradizionali” dell’IT, abbia da tempo intuito la necessità di un cambiamento forte nella propria strategia ma, soprattutto, nel valore della proposta verso l’ecosistema di partner e, di riflesso, verso le aziende utenti, lo si era intuito ormai da qualche anno.

A Dallas, durante il Cisco Partner Summit 2017, si sono visti concretamente i risultati non soltanto per lo sforzo verso la semplificazione del programma di canale – a favore di servizi più adatti ed in linea con un sistema di partner anch’esso in forte evoluzione – ma anche per la revisione della strategia basata su pochi e chiari pilastri:

1) revisione del network verso un modello “intuitivo” (i cui pilastri diventano sicurezza e analytics);
2) approccio concreto al multicloud con importanti alleanze con i cloud service provider e la massima apertura sul fronte della programmabilità dei servizi (tramite API); l’obiettivo è dare modo ai partner di costruire i propri servizi di consulenza, gestione ed integrazione degli ambienti multicloud sui quali poter anche sviluppare rapidamente applicazioni o nuovi servizi.

Abbiamo avuto l’occasione di approfondire questi temi con Fabio Gori, Senior Director, Head of Cloud Marketing di Cisco il quale ha voluto innanzitutto spiegare il percorso affrontato dalla multinazionale prima di arrivare alla “nuova” vision. «Ci siamo innanzitutto resi conto che saremmo dovuti partire dalla vista sul cliente per capire quali fossero realmente le problematiche da risolvere – racconta Gori -. E perché questo non rimanesse un “esercizio di stile” abbiamo avviato una lunga fase di indagine durante la quale abbiamo incontrato direttamente moltissimi clienti ed eseguito survey mirate anche presso i partner. Ne è emerso che le organizzazioni che abbracciano il cloud, che sono la maggioranza, non seguono un approccio one-stop-shop ma si orientano, al contrario, verso il multicloud (il 94% delle aziende ha già ambienti multi-cloud o si appresta a seguire questo approccio nei prossimi mesi, secondo gli ultimi report di IDC)».

La ragione di questa tendenza è legata al fatto che «il cloud sta maturando e come in tutti i mercati che maturano c’è specializzazione nell’offerta», fa presente Gori. «C’è ancora una fortissima predominanza della mastodontica proposta Amazon – AWS ma Microsoft con Azure sta guadagnando importanti fette di mercato (grazie anche agli ambienti Office365 che hanno avuto molto successo sul mercato) e anche Google, che si sta specializzando nell’ambito del Machine Learning e dell’Intelligenza Artificiale, sta crescendo moltissimo».

Se poi all’offerta dei grandi colossi aggiungiamo anche i vari servizi cloud di specializzazione verticale o di dominio applicativo, soprattutto quindi sul fronte del Saas, è evidente che quello che si sta configurando nelle aziende è un mix di ambienti eterogenei che fa venire meno quell’idea di semplificazione di cui tanto si è “sbandierato” nei primi anni di introduzione del paradigma legato al cloud. Tenendo poi conto che gli ambienti IT tradizionali sono ovviamente ancora presenti e ben funzionanti nei data center, ecco che la complessità si fa ancora più sfidante.

Dalla complessità del multicloud nasce la nuova capacità di proposta dei partner (e di Cisco)

«La strategia multicloud nasce proprio con l’obiettivo di aiutare aziende e partner a districarsi in questa complessità, onde evitare di perdere i benefici concreti che il cloud davvero può garantire sul fronte della flessibilità e dell’agilità», spiega Gori.

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Networking, security, analytics e management. Questo è ciò che chiedono le aziende ed i partner ad una realtà come Cisco e vogliono che siano comuni a tutti gli ambienti. «Ogni cloud provider ottimizza i servizi per i propri ambienti, naturalmente, ma poi le aziende si ritrovano con policy, sicurezza, database, ecc. eterogenei che devono essere gestiti. C’è bisogno di una sorta di “ambiente consistente” che integri tutti gli altri e semplifichi la loro gestione».

Ed è proprio qui che si innesta la strategia di Cisco che sul fronte multicloud ha sviluppato una proposta “a pacchetto” (Advisor, Protect, Connetc, Consume) tenendo conto di ciò che concretamente serve alle aziende e di come i partner possono costruire i propri servizi per darvi risposta: «dove c’è un cloud ci dev’essere connessione, utilizzo semplificato delle risorse (che significa anche management) e protezione. In più, se non si ha ben chiaro il percorso di trasformazione, servono i servizi di consulenza».

Cisco e Google insieme per affrontare il multicloud

A dare ancor più concretezza alle parole di Gori c’è la nuova alleanza stretta tra Cisco e Google il cui obiettivo è «abbattere le barriere per accedere ai servizi cloud in modo che gli sviluppatori possano rilasciare nuovi servizi in modo realmente agile, elemento su cui oggi si gioca davvero la competizione del business».

Dalla partnership Cisco-Google nasce infatti una proposta ibrida che consentirà agli sviluppatori di utilizzare sempre gli stessi strumenti per lo sviluppo di applicazioni sia per ambienti on-premise sia per quelli cloud. «Stiamo prendendo il meglio del cloud e lo stiamo portando nell’enterprise – commenta Gori – esattamente il contrario di quello che si è tentato di fare sul mercato negli ultimi anni (prendendo le applicazioni IT tradizionali e migrandole nel cloud)».

Un importante tassello della partnership, di interesse soprattutto per i partner, è l’utilizzo del software Apigee (che Google ha acquisito lo scorso anno per 625 milioni di dollari) che consente la gestione delle API – Application Programming Interface attraverso le quali far dialogare differenti applicazioni o microservizi indipendentemente dalla loro natura (siano tradizionali o cloud native), «semplificando la vita anche agli sviluppatori che già sono avvezzi all’utilizzo di ambienti di sviluppo Paas, i quali possono quindi accedere alle altre risorse applicative più tradizionali in modo naturale, come se fossero cloud anch’esse (tramite le API appunto)».

L’Intelligenza Artificiale di Cisco si chiama Cisco Spark Assistant

La visione del multicloud trova spazio anche nella sessione generale di chiusura dell’evento texano, nelle parole di Chris Dedicoat, EVP Worldwide Sales and Field Operations di Cisco, che rimarca a più riprese le opportunità che si aprono sul fronte della “programmabilità dei servizi”, con le API a fare da filo conduttore.

È però il tema dell’Intelligenza Artificiale a tenere banco ed è lo stesso Dedicoat a ricorda al pubblico, in prima battuta, la crescita del settore: «secondo alcuni dati di McKinesy, il 61% delle aziende sta già pianificando investimenti in Intelligenza Artificiale, Machine Learning, IoT e Automation».

Un nuovo potenziale mercato «all’interno del quale Cisco si è introdotta per mezzo di importanti acquisizioni tra le quali AppDynamics, Broadsoft, MindMeld, Observable Network, Saggezza, Springpath, Viptela, Worklife e Perspica», racconta Dedicoat.

Ed è a seguito dell’acquisizione di MindMeld che sul palco di Dallas – per voce di Rowan Trollope, SVP e GM, Application Group di Cisco – arriva l’annuncio di Cisco Spark Assistant, la Cognitive Collaboration basata su assistenza vocale virtuale (di livello enterprise) e funzionalità e tecnologie di Intelligenza Artificiale come Machine Learning, riconoscimento vocale, comprensione del linguaggio naturale, gestione delle conversazioni/dialoghi e capacità di rispondere alle domande./

Insieme a Cisco Spark Assistant, Trollope presenta anche le ultime novità hardware sul fronte della videoconferenza con i nuovi sistemi Cisco Spark Room 70 (a singolo o doppio schermo), anch’essi con sistemi di Intelligenza Artificiale integrati, come quelli nelle quadruple fotocamere 5K che non solo consentono il riconoscimento facciale ma aiutano anche a definire in modo automatico e dinamico la visualizzazione degli schermi per una user experience più immersiva e naturale.

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