Ricerche

La sicurezza dei dispositivi preoccupa le aziende



Un’indagine commissionata da HP e condotta da Redshift Research, ha messo in luce come però anche il design – soprattutto in Italia – sia un aspetto ritenuto sempre più importante

Gianluigi Torchiani

Pubblicato il 18 Apr 2016


HP Elite X3

Le aziende europee non sono tranquille riguardo alla sicurezza dei dispositivi nelle mani dei propri dipendenti. È quanto evidenzia uno studio, commissionato da HP e condotto da Redshift Research, che ha coinvolto oltre mille IT decision maker in sette diversi Paesi europei. I risultati principali mettono in evidenza questa percezione d’insicurezza: il 90% degli intervistati considera oggi la sicurezza dei dispositivi una preoccupazione per la propria organizzazione. Un quarto delle organizzazioni in Europa ha sofferto una violazione dei dispositivi aziendali negli ultimi 12 mesi. Meno di un terzo (il 32%) si dice invece sicuro del livello di protezione offerto dai dispositivi in uso.

La mobilità di questi ultimi è d’altronde, ormai, fondamentale, consentendo di lavorare a casa, in ufficio o in movimento. Eppure quasi la metà del campione (44%) afferma che nelle rispettive organizzazioni non è ad oggi attiva alcuna politica di tipo bring-your-own-device (BYOD). Per quanto riguarda l’Italia, la collaboration rappresenta una delle tendenze emergenti. Gli IT decision maker italiani riportano infatti un utilizzo sensibilmente più elevato (72%) di strumenti di instant messaging da parte dei loro impiegati rispetto agli altri Paesi europei, che si attestano al 50%.

Questa distanza si mantiene anche in riferimento a soluzioni come Skype (44% contro 26%) e Skype for Business (37% contro 23%), mentre è sostanzialmente in linea con gli altri paesi nel caso di WhatsApp e Facebook (38% contro 35%). Questi strumenti di collaboration vengono inoltre spesso utilizzati anche per organizzare meeting via remoto, una possibilità che vede gli impiegati italiani coinvolti in media per almeno 5 ore settimanali. Non a caso l’indagine evidenzia come la mobilità sia un fattore importante per i lavoratori italiani, molto interessati alla possibilità di avere device che consentano loro di lavorare in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, con la massima flessibilità.

Tino Canegrati, amministratore delegato di Hp Italy

La sicurezza non è comunque l’unico parametro utilizzato per la valutazione dei dispositivi. Anche l’occhio, infatti, vuole la sua parte: più dei due terzi (69%) degli IT decision maker considera il design del PC importante per l’uso in mobilità, mentre oltre tre quarti (77%) ritiene che un PC aziendale dal design ben progettato possa incrementare la soddisfazione sul lavoro. Queste percentuali sono ancora più elevate nel nostro Paese, dove ben Il 91% dei rispondenti ritiene che un PC commercial con un design ben progettato possa contribuire alla job satisfaction dei dipendenti. D’altro canto tra le ragioni più comuni di insoddisfazione dei dipendenti in relazione al PC aziendale, vengono indicate un design poco accattivante (27%) e una batteria di breve durata (25%).

«Stiamo osservando una continua evoluzione nel modo in cui i nostri clienti utilizzano i dispositivi business, che si traduce in una maggiore richiesta in termini di collaboration, mobilità e produttività – ha detto Tino Canegrati, Managing Director, HP Italy – . Questo nuovo modo flessibile di lavorare comporta una vera sfida per gli IT decision maker nell’assicurare che i loro device rimangano sicuri, offrendo però al tempo stesso prodotti funzionali, belli ed eleganti capaci di soddisfare le richieste di produttività e design dei loro dipendenti».

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