Numeri e ricerche

Il 72% delle imprese europee sa di avere un’IT inadeguato – Infografica

La maggior parte delle aziende europee è consapevole del fatto che la propria infrastruttura non è adatta a fornire servizi flessibili che possano soddisfare in futuro la domanda crescente. Nello stesso tempo sono consapevoli di dover aggiornarsi per far fronte al deficit tecnologico che potrebbe pesare sullo sviluppo futuro del proprio business

Pubblicato il 23 Giu 2014

Marco Maria Lorusso

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Rimanere al passo con i tempi significa continuare ad aggiornarsi a livello tecnologico. E’ l’imperativo per quelle aziende consapevoli di possedere un’infrastruttura tecnologica non adeguata e far fronte così alle esigenze crescenti per poter incrementare il proprio business.

Queste le problematiche emerse da una ricerca commissionata da Colt Technology Services in cui è emerso che il 72% delle aziende europee riscontra un deficit tecnologico per quanto riguarda le proprie infrastrutture. Il 73% delle aziende italiane, messe a confronto con quelle europee, risulta avere un deficit tecnologico che non permette loro di erogare servizi flessibili rispetto alla domanda; mentre, il Paese più preparato risulta essere la Spagna con il 62% delle imprese che dichiara di sapere del proprio deficit tecnologico contro l’81% delle imprese tedesche.

Ma, almeno, la maggior parte delle imprese europee è consapevole del fatto che la propria infrastruttura debba essere aggiornata nel corso dei prossimi due anni per poter soddisfare le future esigenze di business, sottolineando che i settori da aggiornare includono i servizi voce e comunicazioni (88%), l’infrastruttura del data center (90%) e le infrastrutture di rete (85%). In particolare, le aziende italiane sottolineano che i parametri più importanti di performance del loro business riguardano la soddisfazione dei clienti (51%) e la redditività (57%). In questo caso, sarà fondamentale colmare il deficit tecnologico di queste aree a beneficio del proprio business futuro.

Ma vediamo quali sono i punti cruciali che riguardano il mercato italiano emersi dal Report The Tech Deficit Research: una percentuale quasi doppia rispetto all’Europa vede l’adozione di soluzioni cloud come metodo di risparmio; se non si interviene in fretta a colmare questo deficit, i CIO pensano che in meno di un anno le aziende non saranno più in grado di soddisfare le esigenze future; il 61% (una preoccupazione maggiore rispetto alla media europea del 53%) pensa che non sarà in grado di soddisfare le esigenze dei clienti a meno che non si intervenga; solo il 23% dei CIO pensa di avere un’infrastruttura in grado di rispondere ai futuri sviluppi della domanda; il 73% dei CIO vede crescere il gap per colpa di infrastrutture inadeguate e in questo caso, le grandi aziende risultano essere più preoccupate (79%) rispetto alle Piccole e Medie Imprese (66%); infine, il 64% dei CIO pensa che la semplificazione dell’infrastruttura tecnologica sia la soluzione per adeguare in maniera corretta il fabbisogno futuro perché pensa che il successo dell’azienda sia legato all’innovazione del prodotto e dei servizi e che l’infrastruttura inadeguata non abbia poi così rilevanza.

La semplificazione e l’automazione risultano essere, secondo la ricerca, la soluzione ottimale per l’evoluzione delle infrastrutture indicando un 60% di intervistati che ha dichiarato di voler trovare una maggiore semplicità nella propria infrastruttura. L’utilizzo di un modello basato sul servizio è destinato a diventare sempre più importante nei prossimi due anni prevedendo una crescita di Infrastructure-as-a-Service del 52%, Software-as-a-Service del 55% e data center colocation del 33%. Inoltre, si prevede un maggior consolidamento dei fornitori e dei partner strategici; infatti, il 63% degli intervistati è convinto di vedere benefici in un modello di fornitore unico in grado di offrire una gamma di varie opzioni di servizio IT e infrastrutture.

Mimmo Zappi, Regional general manager di Colt Italia ha commentato: “Nell’economia digitale, strategie di business fondamentali come l’ingresso in nuovi mercati, la soddisfazione delle esigenze dei clienti e l’aumento della redditività sono disciplinati dalla diffusione di tecnologie efficienti e adeguate. I dati mostrano che il deficit tecnologico è un problema per tutta Europa e impatta le aziende di ogni dimensione.

Il paradigma economico digitale implica che le aziende adottino nuove tecnologie e strumenti per alimentare nuovi modelli di business e nuovi approcci, ovvero tutte le nuove tecnologie portabili. Se il deficit infrastrutturale a supporto di queste trasformazioni non sarà colmato, ci saranno conseguenze evidenti. L’impatto sarà dispendioso e dannoso soprattutto per coloro che sono meno preparati o che si trovano ad agire in segmenti di mercato con dinamiche di cambiamento molto spinte, in cui la continuità del servizio è cruciale come, per esempio, nel settore media e finanziario”.

Dai risultati della ricerca, Colt ha quindi individuato le tre tendenze principali che riguardano le imprese europee: la prima è il servizio basato sulla fornitura che potrà cambiare la percezione delle aziende per quanto riguarda le proprie infrastrutture; la seconda è la flessibilità che guiderà modelli di business e accordi commerciali, le aziende dovranno cercare fornitori che permettano loro di gestire il cambiamento; la terza tendenza riguarda la semplificazione dei processi che permetterà al dipartimento IT di migrare verso il cloud, trovando nuovi partner strategici e mantenendo i fornitori attuali.

“I responsabili dei sistemi informativi così come i direttori operativi e in generale i decision maker del settore IT – ha concluso Zappi – si trovano a fronteggiare le esigenze di infrastrutture sempre più complesse, ma flessibili, scalabili capaci di supportare la dinamicità del business. Colt ha capacità, gli asset materiali e finanziari per supportare questa trasformazione: per i nostri clienti la gestione delle infrastrutture non è più un problema, ma è una commodity a supporto delle esigenze mutevoli del business: ho in mente quello che oggi stiamo già facendo a supporto del comparto del Made in Italy in giro per il mondo e soprattutto in Asia”.

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