Analisi

I percorsi verso il Cloud



Datacenter, client e applicazioni. Le tre aree principali che vanno a comporre un sistema informativo vengono ora ripensate alla luce del fenomeno Cloud. Vediamo come in questa analisi della School of Management del Politecnico di Milano.

Redazione TechCompany360

Pubblicato il 05 Nov 2012


La prorompente crescita del Cloud Computing sta andando a riplasmare molte componenti del sistema informativo aziendale; a tutti i livelli: dalle infrastrutture centrali per l’erogazione dei servizi (datacenter), ai dispositivi di fruizione da parte degli utenti (desktop e client) fino allo stesso patrimonio applicativo.

L’Osservatorio Cloud & ICT as a Service della School of Management del Politecnico di Milano ha analizzato come le aziende stanno gestendo questo passaggio, considerando in modo particolare gli impatti del Cloud sui datacenter, sui client e sul patrimonio applicativo.


L’evoluzione dei datacenter
Senza dubbio, il datacenter rappresenta uno degli ambiti di maggior fermento nel quale il Cloud sta accelerando un percorso di virtualizzazione e consolidamento attivo già da alcuni anni.

Le best practice analizzate dall’Osservatorio vedono un primo passo nella standardizzazione delle componenti hardware da gestire all’interno, seguito da un percorso di consolidamento e semplificazione ottenuto grazie alle tecniche di virtualizzazione applicate ai layer dei dispositivi di storage ed elaborazione.

Il 47% delle aziende prese in considerazione sono ancora alle prese con questo passaggio, spesso però non come conseguenza di una strategia evolutiva, ma piuttosto di un approccio tattico per perseguire specifiche opportunità.

Il risultato che si osserva è una virtualizzazione a “macchia di leopardo” del datacenter, caratterizzata dalla presenza contemporanea di differenti silos di risorse virtualizzate, spesso realizzati utilizzando strumenti (Hypervisor) differenti. Ne consegue che questi pool di risorse sono scarsamente intercomunicanti e limitano quindi le possibilità di consolidamento dell’hardware sottostante e la gestione dinamica dei carichi di lavoro a livello di datacenter complessivo.

Sono ancora pochi i casi in cui si è arrivati a un approccio maggiormente maturo e in grado di cogliere appieno i benefici del Private e del Public Cloud, complementandoli in una configurazione di Hybrid Cloud, caratterizzata da datacenter interni centralizzati e virtualizzati con risorse pubbliche facilmente attivabili e largamente scalabili.

Una condizione abilitante è la disponibilità di strumenti avanzati di gestione, i Cloud Manager, che permettano di effettuare il provisioning automatizzato dei sistemi dialogando con i diversi Hypervisor. La Ricerca ha rilevato come oggi solo un ridotto numero di organizzazioni sia pronto a questo passo e disponga degli strumenti di governo adatti (5%).


L’evoluzione dei client
La gestione del parco dei client è un tema di forte attenzione da parte dei CIO, alle prese con un TCO complessivo di non facile riduzione. Che azioni stano intraprendendo le aziende?

Il 40% delle grandi aziende intervistate ha attivato sistemi di gestione centralizzata del parco Client con policy per la gestione delle configurazioni, dei backup e delle sincronizzazioni dati.

Il 26% ha attivato un percorso di virtualizzazione del parco Client, generalmente ancora confinato a porzioni specifiche della popolazione aziendale, con architetture di Virtual Desktop Infrastructure (VDI). In questi casi la virtualizzazione dei computer desktop ha permesso l’utilizzo da parte degli utenti di un Thin Client o di un PC tradizionale il cui sistema operativo è totalmente erogato centralmente, con completo controllo dell’IT, oppure può utilizzare un proprio sistema operativo e, tramite una tecnica definita “Application Streaming”, rendere disponibili all’utente delle applicazioni che impiegano risorse hardware e software remote.

In questo percorso si aggiungono oggi due nuovi filoni, quali:

  • Il tema del BYOD (Bring Your Own Device), ovvero la possibilità offerta dalle aziende ai propri dipendenti di poter utilizzare anche per la professione i dispositivi che utilizzano nella vita privata
  • La possibilità di ricorrere a servizi di Desktop Virtualization erogati da Cloud Pubblici (Desktop as a Service).


L’evoluzione dell’architettura applicativa
Sotto la spinta del Cloud, l’architettura applicativa si sta evolvendo in due direzioni, con orizzonti temporali e ambiti di applicabilità ancora molti distanti.

L’elemento nuovo portato dal paradigma del Cloud è la disponibilità di applicativi software oggi acquisibili in modalità SaaS, fruibili quindi indipendentemente dai sistemi informativi interni con evidenti vantaggi di flessibilità e di tempi di attivazione ma con un campo di applicabilità piuttosto ristretto (fra i più diffusi troviamo l’email, la gestione delle risorse umane, i sistemi di Unified Communication, le soluzioni di CRM).

Il percorso che invece è già in atto da alcuni anni, e che vede nel Cloud un forte acceleratore, parte dall’interno dell’azienda e vede la progressiva apertura dei sistemi legacy verso una logica di orientamento ai servizi.

Per fare questo la scelta principale (adottata da oltre il 60% delle imprese) è il ricorso agli Enterprise Portal, rispetto a tecniche di Enterprise Application Integration (SOA).

Le piattaforme Enterprise Portal, che negli anni si sono arricchite di funzionalità sempre di maggior interesse per le Line of Business, permettono di realizzare in tempi ragionevolmente brevi integrazioni di servizi esistenti a livello di interfaccia, riducendo quindi le necessità di modifica di questi ultimi, con benefici sensibili fin da subito per l’utente finale.

Quando l’obiettivo è invece l’integrazione a livello di flussi dati o componenti applicative, l’utilizzo di soluzioni SOA risulta essere il più adatto.

In seguito alle esperienze pregresse e alla complessità del percorso, questa strada viene perseguita non a livello di revisione dell’architettura applicativa complessiva, bensì implementando selettivamente soltanto alcuni componenti, quali le suite per l’orchestrazione di sistemi/servizi esistenti (Business Process Management o Workflow Automation) e i moduli per l’integrazione tra applicazioni basata su servizi (Enterprise Service Bus). Queste soluzioni sono state rilevate nel 21% dei casi analizzati.

Il proseguimento di questo percorso trova nel PaaS, interno o pubblico, un forte catalizzatore. Da un lato perché esso abilita lo sviluppo di soluzioni nativamente dotate degli attributi caratteristici del Cloud (elasticità, multitenancy, ubiquità di fruizione, mascherando nel contempo la complessità infrastrutturale), dall’altro lato in quanto spinge verso la standardizzazione delle piattaforme di integrazione/orchestrazione e l’utilizzo di un vasto catalogo di connettori applicativi.

Nonostante il grande interesse potenziale offerto dal modello PaaS, il livello di reale diffusione oggi rilevato nelle aziende può essere ancora considerato a livello sperimentale.

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