Cloud privato, i miti da sfatare



Mentre un numero sempre maggiore di aziende avvia valutazioni approfondite sui vantaggi e i possibili rischi connessi con l’adozione del Cloud, alcune considerazioni per sfatare i preconcetti più diffusi

Redazione TechCompany360

Pubblicato il 25 Mar 2013


Per ottenere al massimo grado i vantaggi che il Cloud è in grado di offrire è importante riconoscere e sfatare alcuni miti che circondano l’argomento. Il managed services provider internazionale Logicalis (società da 3.500 dipendenti e ricavi di 1,2 miliardi di dollari), parlando con i propri clienti, ne ha identificati 8 che riportiamo di seguito, assieme agli elementi più efficaci di confutazione.


Il Cloud basta piccolo
Partire in piccolo per poi crescere è la migliore strategia. Chi implementa il Cloud dovrebbe orientarsi su offerte che consentono approcci passo-passo con un percorso analogo a quello della virtualizzazione.


Il nostro business non è adatto al cloud
E’ il giudizio tipico che si sente laddove il reparto IT ha paura d’essere scavalcato; e dove i responsabili del business finiranno per fare accordi con Amazon o altri fornitori di Cloud pubblici per avere le risorse necessarie. Può diventare la spirale per la caduta dei dipartimenti IT che non vogliono occuparsi di Cloud.


Il Cloud è una moda che passa
Il Cloud è destinato a restare. Le discussioni riguardano unicamente il modo di implementarlo. Ogni azienda avrà un percorso ideale in base alle proprie necessità, attraverso Cloud pubblico, privato o ibrido. Mentre l’uso del Cloud pubblico è relativamente nuovo, quello privato non lo è e fa uso delle stesse tecnologie impiegate da anni da centinaia di migliaia di aziende nel mondo.


Il Cloud non è sicuro
Il problema non è se il Cloud sia sicuro o meno, ma come rendere sicuri i dati nel Cloud. Se è un Cloud pubblico vanno cercate garanzie e certificazioni in linea con le normative di settore. Con il Cloud privato si ottiene lo stesso livello di sicurezza e controllo che ci si può attendere da un datacenter aziendale tradizionale.


Non c’è trasparenza
L’elemento chiave per implementare con sicurezza un’infrastruttura Cloud è la transparenza. Proprio questa caratteristica aiuta l’IT ad analizzare il rischio associato alle differenti infrastrutture. La differente trasparenza tra infrastrutture di Cloud publico e di Cloud privato, fa sì che il secondo possa essere ritenuto intrinsecamente meno rischioso, in quanto sotto il pieno controllo del CIO. Un elevato livello di trasparenza può rendere ugualmente sicure le infrastrutture di cloud pubblico.


Non offre abbastanza controllo
Con il Cloud privato gli utenti hanno molti benefici del Cloud pubblico – quali le capacità di self-service, scalabilità ed elasticità – e il dipartimento IT conserva il controllo diretto su tutti gli aspetti: hardware, reti, sistemi operativi, implementazione della security ecc. L’adozione di una strategia di Cloud privato cambia il datacenter, ma il controllo resta in mano all’IT.


Non è nella roadmap
Il Cloud privato è l’ovvio passo avanti per i datacenter in-house perché abilita l’IT a gestire i sistemi in modo tradizionale pur consentendo agli end-user l’accesso remoto alle infrastrutture, in linea con le moderne esigenze. Le aziende che non esplorano queste opportunità rinunciano a servizi utili e perdono potenziali riduzioni dei costi.


Non si integra con i sistemi esistenti
I reparti IT possono usare l’hardware esistente per creare un Cloud privato. Ci sono specifici tool per integrare dati in sicurezza tra sistemi e applicazioni, così come tra diversi sistemi operativi. L’importante è avere consulenti che sono capaci di aiutare l’azienda a disegnare la migliore strategia Cloud capace di trarre vantaggio dall’esistente e consentire evoluzioni in futuro.

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